giovedì 4 dicembre 2014

Viaggio di sola andata

 
 
Viaggio di sola andata è il primo romanzo di Riccardo Gorlero, autore di racconti di fantascienza (Norma 5) e musicista, nato a Imperia il 19 dicembre 1972.
Edito nel 2007 dalla romana Prospettiva Editrice, il libro ha per protagonista Robert Novel, un uomo che deve affrontare ogni giorno le pesanti conseguenze di una scelta che nessuno vorrebbe mai trovarsi a fare: quella tra la morte e la vita.
L'inizio del romanzo, reso originale dalla mancanza di capitoli e dall'alternanza di due tempi e modi di raccontare, sempre in prima persona, avviene in medias res: lo strano viaggio dei personaggi, a bordo di quella che si rivelerà essere una navicella spaziale completamente automatizzata che si muove alla velocità della luce, non solo è già iniziato, ma addirittura sta finendo.     
Solo proseguendo nella lettura verranno spiegate più e più volte le motivazioni e l'importanza di questo viaggio.
Diviso tra fantascienza ed introspezione, il romanzo utilizza ampiamente il lessico religioso (colpa, perdono, sacrificio, pietà, giustizia) e le metafore (oscurità, naufragio, prigionia, vista).
Libro filosofico denso di umanità e di pensiero, a tratti molto intenso e commovente (la descrizione del rapporto, quasi fisico e viscerale, del protagonista con la pioggia), privilegia la ricerca della conoscenza rispetto all'avventura dell'azione; arricchito da una leggera ironia, parla del rapporto uomo-Dio, caso-destino.
Intrisa di malinconia, paura e rimpianti, la storia di Robert, ricercatore di fisica, malato terminale, che decide di lasciare le persone che ama per cercare di dare a sé e ad altri una speranza grazie alla sperimentazione di nuove tecnologie, è una storia di eroi, miti, persone che cambiano la storia, o forse è solo un racconto di follia.
Qual è il prezzo del libero arbitrio? Quanto dolorose possono essere le conseguenze di una scelta estrema come quella di sfuggire a terribili realtà andando incontro all'ignoto? Sono queste alcune delle domande cui l'autore invita a rispondere.
I temi principali del libro sono quelli del tempo e dello spazio, del rapporto uomo-macchina, singolo-comunità e della malattia, vero motore della storia, che mescola mistero, suspence ed un'approfondita e sensibile indagine delle pieghe più nascoste dell'animo, sino all'inatteso finale.
E', in fondo, una storia d'amicizia e di amore, di un'attesa, di un cammino di espiazione e salvezza tramite la redenzione, costellato da angosciosi dubbi.
E' un libro forte, spesso triste, che parla di morale, coscienza, responsabilità, mostrando le varie sfaccettature della realtà. E' un'indagine razionale, intellettuale, disincantata ma anche decisamente emotiva, un tuffo in un problema d'attualità che ci riguarda da vicino: l'eutanasia.
Anche la lettura è un viaggio di sola andata e per me è stata un'avventura bellissima e formativa. Perché non si può restare indifferenti di fronte al messaggio di questo libro. Si vorrebbe leggerlo tutto d'un fiato, ma bisogna capirne a fondo ogni frase per coglierne appieno i vari strati di significato. Serio, profondo ed interessantissimo, è un punto di partenza per una lunga riflessione ed un attento e sincero esame di coscienza.       

mercoledì 3 dicembre 2014

La complessità dell'amore: Vicky Christina Barcelona

Che Woody Allen non credesse alle favole in cui il principe azzurro e la sua bella, dolce e pura sposa vivono per sempre felici e contenti non è mistero e lo dimostra anche uno dei suoi ultimi film, uscito nelle sale nel 2008.
Reale e surreale insieme, è un concentrato di ossimori e volute contraddizioni, un labirinto complesso e forse senza uscita in cui oltre ai personaggi resta imprigionato anche il più lucido e disincantato degli spettatori.
La storia è tra e più tristi, folli e crudeli che si possano immaginare, ma come non restare incantati dal pur fortissimo romanticismo di fondo del film, tra languide canzoni spagnole, accordi struggenti di chitarra e sognanti notti d'estate? Come non credere a ciò che dicono gli sguardi, alle promesse del cuore?
Inganno ed illusione, verità e finzione si mescolano in un intricato sentiero di dubbi, freddi ragionamenti e paure. Non si può risolvere il dilemma cuore ragione per sempre, ma solo rinnovare la scelta attimo per attimo, in un eterno presente dimentico del passato ed ignaro del futuro.  
Entrambe le protagoniste escono sconfitte dall'avventuroso ed indimenticabile viaggio a Barcellona: la bruna e raziocinante Vicky (Rebecca Hall), "felicemente" fidanzata con il serio Doug, simbolo dell'intelletto, e la bionda, appassionata Christina (Scarlett Johansson), che sa quello che non vuole e cerca un amore da brivido. Sono sconfitti anche i bravissimi coprotagonisti, il tenebroso ed apparentemente amorale Juan Antonio (Javier Bardem), che tutto vuole e nulla stringe e la psicopatica ex  moglie Maria Elena (Penelope Cruz), che perde l'uomo a cui è legata da un affetto che si mescola con l'odio a causa della sua folle gelosia (il sempreverde binomio eros zanathos).
Perché in amore non ci sono regole. E forse per Allen l'amore (vero) nemmeno esiste.   
 



 
 
       


Affetti e dispetti (La nana)

Affetti e dispetti (La nana, 2009) è un film di Sebastian Silva (La vida me mata, Old cats) presentato al Torino Film Festival, dove è stata premiata l'attrice protagonista, Cataina Saavedra, che interpreta la quarantaduenne Raquel, da vent'anni domestica dei Valdes, agiata famiglia cilena di cui si sente parte. Pilar, infatti, suo marito ed i loro quattro figli la considerano un'amica, amandola e rispettandola. L'idillio, però, finisce quando viene assunta una seconda cameriera per aiutarla: lei, per equivoco, crede che vogliano sostituirla ed iniziano i guai. Raquel, gelosa e sospettosa, sentendosi minacciata, cerca di mettere la nuova arrivata in cattiva luce, in modo da far sì che si licenzi. Diventata ancor più scontrosa e fragile, intralcia il lavoro della collega e la maltratta, suscitando nello spettatore odio e amore. Dopo aver vinto la sua battaglia varie volte, incontra Lucy e la sua vita cambia: perché Lucy è una ragazza giovane, sveglia, dolce e spigliata che, capendo le sue resistenze, con il tempo riesce a vincerle, diventando sua amica e punto di riferimento.
Affetti e dispetti è un film intenso che analizza l'uomo, il suo carattere, il suo modo di essere, la sua visione, a volte distorta, della realtà; è un film dal ritmo hanekiano, in cui gli eventi sono subordinati ai rapporti umani, dai quali scaturiscono.
I temi principali sono quelli della famiglia e del lavoro, qui inteso come alienazione: Raquel, infatti, con il suo eccessivo fervore, sta minando la sua salute e non ha una vita privata e ciò la rende frustata ed eccessivamente sensibile.
Nominato ai Golden Globe, vincitore di ventiquattro premi internazionali, tra cui quello come Miglior Film Straniero al Sundance Film Festival, è, insieme, un dramma psicologico ed una commedia domestica e di costume, in cui è straordinaria la recitazione della protagonista, fatta di sguardi intensi ed allucinati che ne evidenziano gli angosciati pensieri.
Stile e contenuti si accordano: gli spazi chiusi, che prevalgono nettamente su quelli aperti, sono metafora della crisi alienante e delle ossessioni di Raquel. Sono claustrofobici come una prigione, seppur gradi come un labirinto in cui ci si può perdere: il labirinto dei suoi contrastanti sentimenti. 
  

 

martedì 2 dicembre 2014

Il fantastico mondo di Adèle

Era molto tempo che aspettavo di vedere questo film, presentato al Festival Internazionale del Cinema Fantastico di Bruxelles nel 2010 e vincitore, nel 2011, del Premio César per la Migliore Scenografia e così, quando, curiosando tra gli scaffali di una biblioteca, ho notato la sua esotica locandina assieme ad altre suggestive immagini, mi è sembrato di aver trovato un tesoro e, giunta a casa, ne ho assaporato avidamente ogni attimo. Perché Adèle e l'enigma del faraone (Les aventures extraordinaires d'Adèle Blanc-Sec) non è un film tradizionale, come tanti altri, essendo stato sceneggiato e diretto dal grande Luc Besson (Nikita, Lèon, Il Quinto Elemento, Giovanna d'Arco).
Ha un ritmo molto veloce, quasi fosse il meccanismo degli ingranaggi dello stesso montaggio cinematografico, cui all'inizio si fatica a stare dietro.
In parte commentato da un malizioso narratore (Bernard Lanneau, Marco Mete), presenta vari e singolari personaggi, quelli negativi volutamente stereotipati, a far non solo da contorno, ma anche da aiuto o impedimento al difficile percorso, anche interiore, dell'indiscussa protagonista, la bella, tenace e colta venticinquenne Adèle (Louise Bourgoin, La fille de Monaco), che agisce perseguendo un unico, importantissimo scopo, guidata da due forti sentimenti: l'amore e il senso di colpa. Questa fantastica pellicola, infatti, sembra una commedia divertente e leggera, ma è una profonda riflessione sulla tematica della giustizia, del sacrificio, dei legami familiari, del rapporto vita-morte. Ambientata tra scorci egiziani e parigini, così diversi eppure così simili nella loro grandiosità, esalta l'arte e la scienza, entrambe opere dell'uomo e allo stesso uomo utili.
La perfezione sta nella sapiente alternanza di battute e dolcezza, di avventure e lirismo, di azione e di dialoghi, a tratti paradossali. E tra storia e magia, passato e futuro si arriva, sorpresa dopo sorpresa, all'inaspettato seppur non inadeguato finale, che rende ancor più compatta la ricchezza del film, tratto dall'omonima serie a fumetti ideata nel 1976 da Jacques Tardi, soggettista, e dona maggior equilibrio alla morale e agli stratificati contenuti, incorniciati dalla colonna sonora di quarantanove brani composta da Eric Serra, Catherine Linger e Françoise Kohn.      
 


Benvenuta, Imperia Sgrunt!

L'avventura di Imperia Sgrunt! Comics, Games and Mugugni, come mi ha raccontato, con gioia ed orgoglio, Stefano Ascheri, della Libreria Ragazzi, presidente dell'Associazione SetteCinque, è nata quasi per caso un anno fa, quando egli, parlando con un altro Stefano, Zanchi, disegnatore per Topolino, di un'altra fiera del fumetto, azzarda l'idea di organizzarne una nella loro amata città. Il volatile e quasi scherzoso pensiero diventa col tempo, grazie a tanta buona volontà, impegno e passione, coraggioso progetto, a cui lavorano anche Mariasara Miotti e Simone Di Meo, sostenuti dall'entusiastica approvazione da parte dell'Assessorato alla Cultura.
L'amore per i fumetti, racconta sempre Stefano Ascheri, è nato un po' per tradizione familiare -suo padre gli regalò, infatti, la sua collezione di albi di Asterix, oltre a diversi volumi della serie a fumetti Oscar Mondadori- un po' per una sorta di innocua ribellione alla sottovalutazione scolastica di questo genere di letteratura.
Dal compatto lavoro di squadra di questi giovani impegnati sono nati anche il titolo e la locandina della fiera, a detta di esperti del mestiere tra i più belli del genere, rappresentante, su uno sfondo di colori tenui, il pesce Sguizzo e Capitan Mugugno, il cui nome ricorda l'atteggiamento di certi liguri che borbottano, senza far nulla per cambiare le cose, quando esse non vanno, il cui suono onomatopeico è sgrunt, disegnata da Zanchi e colorata da Simone e Mariasara.   
Lo sforzo organizzativo è stato grande perché, come dichiara, poeticamente, Stefano Ascheri, "è come aver messo una candela accesa in una stanza buia. Il Ponente Ligure è lontano da tante realtà fieristiche presenti in Italia. Con questa manifestazione vogliamo avvicinare quanta più gente possibile a quest'arte meravigliosa, abbracciando dall'estremo Ponente fino alle nostre zone."
Visto il successo di questa prima edizione, ricca di eventi, conferenze ed incontri con sceneggiatori, illustratori, animatori, doppiatori e youtubers, permessa dalla disponibilità del Comune, dello staff della Biblioteca Civica L. Lagorio, di Canna & Ramella, de Lo Stregatto e di moltissimi generosi volontari, i ragazzi si sono già messi al lavoro per diversificare ed ampliare le attività della prossima edizione, da organizzare ancora all'aperto, nella suggestiva cornice del porto, particolarità di questa fiera, insieme a La notte dei Nerdivori e al contatto diretto tra il pubblico e gli ospiti, per aiutare a svelarsi la creatività e le capacità manuali di molti giovani che non devono assolutamente sprecare il loro talento, ma coltivarlo con determinazione, anche attraverso i gruppi di discussione creatisi spontaneamente alla fiera.
La speranza per l'anno prossimo è di allargare il bacino di utenza, avvicinando, tramite la curiosità, i non esperti, e la partecipazione di più espositori, mancanti alla prima edizione a causa del ridotto tempo di organizzazione ed il periodo, in cui molte persone si stavano ancora godendo le ferie altrove.
L'ideale da cui nasce quest'importante ed innovativo evento è uscire dalla crisi culturale, creando momenti e motivi per confortare e rallegrare gli appassionati, radicandoli nella fiduciosa certezza che, nonostante tutto, si possono ancora realizzare i bei sogni in cui si crede.