lunedì 20 aprile 2015

La Bella e la Bestia: un'analisi

 
Il mio cartone animato preferito è La Bella e la Bestia (Beauty and the Beast, USA 1991). Esso si ispira all'omonima fiaba pubblicata nel 1756 sul Magasin des enfants, ou dialogue entre une sage governante et plusieurs se ses élèves da Jeanne-Marie Leprince de Beaumont e ai film di Renè Clement (Giochi proibiti, Parigi brucia?, L'uomo venuto dalla pioggia) e Jean Cocteau (Jean Cocteau fait du cinema, Orfeo, Coriolan).
Presentato in concorso alla edizione del Festival di Cannes, La Bella e la Bestia ha ottenuto numerosissimi premi, tra cui l'Oscar per la Miglior Colonna Sonora (Alan Menken) e la Miglior Canzone, intonata, rispettivamente, da Cèline Dion e Peabo Bryson nell'originale e da Gino Paoli e Amanda Sandrelli nella versione italiana, oltre alle nomination per il Miglior Sonoro (Teddy Porter, Mel Metcalfe, David J. Hudson e Doe Kane), Miglior Canzone (Belle, be our guest) e, per la prima volta nella storia dei cartoni animati, Miglior Film (Don Hahn). 
Diretto da Gary Trousdale e Kirk Wise (entrambi registi de Il gobbo di Notre Dame e Atlantis-L'impero perduto), è il 30° classico Disney secondo il canone ufficiale ed il 3° film del Rinascimento Disney, iniziato nel 1989 con La Sirenetta e conclusosi nel 1999 con Tarzan.
Nel prologo, una voce narrante racconta la storia di un giovane principe che nega, per la sua bruttezza, riparo per la notte ad una vecchia mendicante, in realtà una fata, che punisce la sua arroganza (l'Ubris greca) e superficialità trasformando lui in un'orrenda bestia e la servitù del castello in oggetti domestici (teiera, tazzina, pendolo, candelabro, guardaroba, spolverino).



Riceve in dono la rosa prima rifiutata, da cui dipenderà il suo destino: se egli saprà amare ed essere riamato entro il suo ventunesimo anno di età, quando cadrà l'ultimo petalo, l'incantesimo svanirà, altrimenti rimarrà bestia per sempre.
Sono moltissimi i temi trattati in questo prologo: il tempo (simboleggiato dal pendolo Tockins), il dualismo corpo-anima (corpo non umano e anima umana), la prigionia, la dialettica apparenza-realtà, la magia (la fata, la rosa, lo specchio, unico contatto con il mondo esterno) e l'arte (le vetrate istoriate del castello). Il tema dell'arte viene ripreso dal ritratto del principe, dall'affresco del salone e dalle statue, mostrate in dettaglio, della parte esterna del castello, simboli della Bestia, ma anche del male, in quanto rappresentano spaventosi animali.
Il personaggio di Belle è totalmente positivo: viene presentata mentre cammina, in un giorno di sole, in mezzo alla sua amata natura (il cavallo Philippe, le pecore, gli uccellini), cantando allegramente e con lo sguardo sognante, rivolto ad un futuro avventuroso e pieno d'amore, lontano dalla semplice e tranquilla vita del suo paese, i cui abitanti non la comprendono, considerandola stravagante ed eccentrica a causa del suo amore per la lettura e l'indifferenza nei confronti di Gaston. Come la Bestia, è, quindi, una diversa. Il suo amore per gli animali, oltre a caratterizzarla come una persona sensibile, è anticipazione del suo futuro affetto per la Bestia.

La presentazione di Gaston, invece, è piena di elementi negativi e solo apparentemente gioiosa: nascosto nell'ombra, caccia gli uccelli. Imponente e muscoloso, amante della violenza, sovrasta la piccola Belle: ciò è indice di pericolo, in quanto nel seguito della storia la ricatterà, dicendole che se non lo sposerà farà rinchiudere in manicomio suo padre, che sostiene di aver visto una bestia.
L'aiutante di Gaston, Le Tont, è una sua vittima, a lui sottomessa: piccolo e grasso, è un debole e dipende da lui, da cui non è rispettato. Gaston, infatti, presuntuoso, vanitoso e rozzo, è un egoista che non tiene conto dei bisogni degli altri. Con Belle si comporta da maschilista: organizza un matrimonio a sorpresa e sminuisce il suo amore per la lettura, al contrario della Bestia, che le mostra orgoglioso la grandissima biblioteca del castello, per renderle meno odiosa la prigionia.

è Gaston, infatti, il più bello, il più adorato ed invidiato, la vera Bestia. Corteggiatore spavaldo e superficiale, è vigliacco e sleale: colpisce la Bestia che non voleva combattere sino all'arrivo di Belle (l'amore che dona nuova forza per lottare).
Il direttore del manicomio è presentato in maniera totalmente negativa: è mostrato in ombra, di notte, nascosto dall'alta poltrona, più basso di Gaston, quindi a lui sottomesso, ride in maniera diabolica per aver accettato, in cambio di soldi, di compiere un'azione spregevole ed ingiusta.    
La Bestia, in apparenza, è presentata in modo negativo: nascosto nell'ombra, spia l'arrivo dell'ospite inatteso, accogliendolo con paurosi versi animaleschi nel buio, in quanto lo crede un curioso venuto per deriderlo o compiangerlo. I colori delle immagini sono freddi, la sua ombra è enorme, schiacciante, e lui spegne il fuoco, simbolo di vita e di calore. La sua esistenza, infatti, è simile alla notte, perché solitaria, dolorosa, senza più speranza (chi potrà, infatti, innamorarsi di una bestia?). La Bestia è il personaggio più complesso, quasi doppio, e in lui convivono bene e male. Infatti è l'unico a subire un cambiamento: oltre a trasformarsi da umano in animale e viceversa, con il tempo, grazie alla conoscenza sempre più approfondita di Belle, al suo essere comprensiva e grata, e all'aiuto dei fidi servitori, diventa meno crudele ed iroso, cerca, tramite goffi e buffi tentativi, di avvicinarsi a lei, di creare un filo che li unisca, abbattendo le barriere, fisiche (la porta della camera quando lei si rifiuta di cenare con lui) e non (la vergogna per il suo aspetto, il pregiudizio, il desiderio di vendetta), che li dividevano. Imparano a parlarsi, a dialogare in tono pacato invece di litigare e rinchiudersi in se stessi, sentendosi prigionieri ed infelici, ad accettarsi, scoprendosi simili. La distanza che li separa  si accorcia e la Bestia, che non viene più considerata tale da Belle, invece di sembrare incombente e schiacciante si avvicina a lei come per proteggerla (la scena in cui s tengono per mano), anche da quello che lui credeva di essere prima del suo arrivo.
La loro tenera storia d'amore segue un percorso inverso a quello della rosa, che da sempre ne è il simbolo: mentre essa sfiorisce, loro si danno forza a vicenda, e il principe, morendo, risorge (l'amore lo salva). La Bella e la Bestia è, quindi, anche una storia di redenzione.    
La presentazione di Maurice, il padre di Belle, è positiva e simpatica: è un vecchio inventore pasticcione, che ama la figlia e cerca di renderla felice. La svolta della storia inizia quando, dirigendosi in città per esporre alla fiera la sua nuova invenzione, la macchina taglialegna a vapore (accenno al tema della scienza e del progresso), sbagliando strada in una notte cupa, simbolo della sua vita (la precedente perdita della moglie e le difficoltà future), minacciato dai lupi, si rifugia al castello.
Il dirupo in cui quasi cade con il suo cavallo è simbolo dei rischi corsi da lui e dalla figlia (il manicomio, la morte). La foresta è bressonianamente decritta come una prigione, come l'ipotetico futuro di Belle sposa di Gaston. In realtà anche il castello diventa una prigione per Maurice: il temporale che illumina l'imponente e maestosa costruzione è simbolo di minaccia, di male, di pericolo, come i lupi, la notte e l'inverno. Lo spazio è come un labirinto (come ne La conversa di BelfortIl silenzio, Shining, I dialoghi delle carmelitane): in esso Maurice è piccolo, impotente, e in posizione subordinata rispetto a quella della Bestia, che si trova sulla scala che porta al piano superiore.   
Il tema dello spazio rende evidente il legame stile-contenuto: le grandi sale del castello sono simbolo della solitudine della Bestia, della sua distanza dal mondo che lo circonda. Nel finale, invece, lo stesso spazio diventa libero, arioso, luminoso ed è segno di nuove, infinite possibilità: anche il ballo che vi si svolge è segno di vita e felicità.
Si nota, inoltre, un percorso dello spazio dal buio (separazione) alla luce (unione).
Anche i percorsi dei due protagonisti seguono questa dinamica: buio-luce per la Bestia, luce-buio-luce per Belle.
Le scene di felicità, inoltre, sono ambientate all'esterno: nel cortile innevato e sulla terrazza, in quanto il castello è simbolo di prigionia (per la Bestia, per la  servitù, per Belle, per Maurice). E la neve, come l'acqua, è simbolo di vita, innocenza e purezza (del cuore, dell'amore).

 
La morale di questa affascinante favola, infatti, è che la vera bellezza si trova nel cuore.
Anche la notte, come il suo significato, cambia in base alla loro vicinanza o separazione: è buia e spaventosa quando arrivano al castello, rispettivamente, Maurice, Belle e Gaston, quando Belle fugge dopo aver incontrato la Bestia nell'ala proibita della costruzione, quella ovest, ed aver scoperto il suo segreto, e quando la Bestia, avendo compreso il dolore della ragazza per la lontananza dal padre, la lascia libera.

 
è serena, invece, accogliente e stellata durante il romantico momento in terrazza e dopo il ricongiungimento finale, quando l'amore compie il suo miracolo, trasformando la pioggia in luce, la Bestia in principe ed i simpatici oggetti in umani.

Tutto questo avviene poco prima che cada l'ultimo petalo della rosa: è il last minute rescue, il salvataggio all'ultimo minuto dei film delle origini, come Nascita di una nazione (1913) e Intolerance (1916) di David W. Griffith.   
Le ferite riportate dalla Bestia durante la lotta contro i lupi (cioè contro il male) sono simbolo di quelle dell'anima (la punizione inflittagli dalla maga, forse il senso di colpa per aver trascinato altri nella sua disgrazia).
Lo specchio rotto ed il ritratto strappato sono simboli della felicità perduta, mentre la confusione che regna nell'ala ovest, come accade in Come in uno specchio (1961) di Bergman, è quella della sua anima.
Il sacrificio di Belle, figlia amorevole, ricorda quello di Armageddon e Un condannato a morte è fuggito.
Belle riconosce nel principe la Bestia grazie ai suoi occhi, specchio dell'anima, come spesso avviene nei film di Robert Bresson (Il diario di un curato di campagna, Così bella così dolce, Pickpocket).
Alludono al tema della famiglia l'unione di Belle e della Bestia, di Lumière e Spolverina ed il legame madre-figlio di Mrs Brick e Chicco, il vero eroe, al contrario di Gaston: mentre quest'ultimo vuole catturare per sfida la Bestia, la simpatica tazzina riesce a liberare Belle e il padre, che vanno in suo soccorso. La divertente battaglia degli oggetti del castello contro gli invasori ricorda la ribellione degli stessi nei confronti dell'uomo nei film di Charlie Chaplin.  
 
 











lunedì 13 aprile 2015

Dentro Jenna: tra etica e divino

Dentro Jenna di Mary E. Pearson è un romanzo intenso, decisamente originale, che lascia senza fiato, fino al sorprendente finale, parlando del progresso, del rapporto prigionia-libertà, perdizione-salvezza, artificiale-naturale, legale-illegale, umano-divino. E ancora: fede e scienza, mortale-immortale, macchia-purezza, la metafora sonno-risveglio.
In questo romanzo dai capitoli brevi, come le frasi, cortissime, lapidarie, dallo stile secco, duro, quasi glaciale, come i contenuti, sono importanti il libero arbitrio, il tempo e la giustizia.
Il libro racconta la vita interiore della diciassettenne americana Jenna Angelina Fox, i suoi sentimenti, le sue speranze di felicità, i suoi tormenti, più che le azioni da lei compiute. Nonostante ciò è ricco di colpi di scena, che smuovono la storia e portano la protagonista a compiere difficili scelte.
Fino a che punto possiamo proteggere chi amiamo? Come possiamo ottenere ciò che vogliamo? Che cos'è l'uomo? Cosa lo rende unico e speciale?  Che cos'è la morte? La vita è più forte? Qual è il senso della nostra esistenza?
Jenna cerca di dare una risposta a questi angoscianti interrogativi, di dare un senso alla loro desolazione che la fa sentire limitata, schiava, in trappola parlando con sé stessa.
In bilico tra un presente infernale, un passato di cui ricorda solo i drammi ed un futuro in cui non riesce ancora a credere, Jenna è stanca, insofferente, inibita, estranea a sé e, soprattutto, ferita. Fiera, però, forte e ostinata, trasforma la rabbia in determinazione e combatte i propri dubbi e le proprie paure. Perché, come dice Thoreau nel suo Walden, chi avanza fiducioso nella direzione dei propri sogni e cerca di vivere la vita che si è immaginato incontrerà un inatteso successo nelle ore comuni, si lascerà qualcosa alle spalle, oltrepasserà un confine invisibile.
Nel libro sono presenti molti silenzi, simbolo della difficoltà di comunicazione tra i protagonisti (i genitori di Jenna, la nonna, gli amici), ai quali la ragazza non sente più di appartenere, dopo il grave incidente, di cui si sveleranno le particolari caratteristiche solo a racconto inoltrato. Così vive come sospesa in un limbo, una convalescente ancora intorpidita dalla malattia, che, pur volendo guarire, non ne ha ancora la forza e la capacità. Per lei guarire  significa riappropriarsi della sua identità, della sua essenza, trovare un suo posto nel mondo, sentirsi normale, non un mostro o un miracolo.
Di chi sono le voci che a volte sente? Cosa contiene quella stanza della nuova casa sempre chiusa a chiave? Cosa fare dopo la sconvolgente scoperta? Come comportarsi di fronte ad una realtà impensata ed inaccettabile, che fa soffrire più dell'inganno?
Profondo, un po' difficile, fortemente intriso di spiritualità, Dentro Jenna è un libro altamente indicativo della fragilità dell'uomo, del suo corpo, della sua anima. Basta un istante, un battito di ciglia e la realtà può trasformarsi. Tutto ciò in cui crediamo può svanire nel nulla. Non basta credere in qualcosa per far sì che diventi reale. Allora non resta che vivere profondamente e succhiare tutto il midollo della vita. Soprattutto se a tradirti sono stati i tuoi cari, seppur colpevoli soltanto di troppo amore.
Ma si può davvero rinascere, accettando i propri limiti, imperfezioni, diversità, i rimpianti dovuti alla follia di chi ci sta vicino? Si può perdonare chi ci ha fatto del male, anche se non si è sicuri del suo pentimento? Basta solo credere nel nuovo?
La risposta verrà data nel riflessivo finale e nel seguito del romanzo, L'eredità di Jenna.    

sabato 4 aprile 2015

Buona Pasqua!

Buona Pasqua

                        


a tutti voi, cari amici de Il nido di Simo, alle vostre famiglie, ai vostri bimbi 
 



                      

e ai vostri animaletti,

 
    
che sia accompagnata non solo da amore e serenità,

 

ma anche da tanti bei film ed interessanti letture!

 

Auguri anche a tutti gli altri uomini e donne sconosciuti
che abitano come noi su questo bellissimo pianeta,
auguri a questa Terra, perché conservi le sue meraviglie e non venga più maltrattata.