Il
tema stra-utilizzato, sia in letteratura, sin dall’antichità, sia in
cinematografia, del contrasto tra la vita in città e quella in campagna in Sei mai stata sulla luna? (2015) di
Paolo Genovese (La banda dei Babbi Natale,
Immaturi, Tutta colpa di Freud) è trattato in modo creativo e convincente.
La
storia racconta di Guia (Liz Solari), una giovane donna bella e con una
brillante carriera nel mondo della moda, che amava sin da bambina, quando nelle
vacanze estive si recava in campagna dalla nonna, dove ogni giorno vestiva gli
spaventapasseri con abiti nuovi e sostituiva i campanacci delle mucche con dei
coloratissimi foulard, che a pochi giorni dal momento più impegnativo e
stressante del suo lavoro, deve tornare proprio in quel paesino in Puglia, Nardò,
per il funerale della zia paterna.
Dopo la funzione dovrà anche prendere
accordi con l’agente immobiliare Rosario (Paolo Sassanelli) perché la donna le
ha lasciato in eredità la masseria Torre Pietra con i terreni e gli animali,
avendo un solo figlio, il simpatico e saggio Pino (Neri Marcorè), incapace di
intendere e di volere a causa di un ritardo dello sviluppo cognitivo.
Tra
l’altro, nella dependance della tenuta abita, senza dover pagare l’affitto, il
fattore Renzo (Raul Bova), un attraente vedovo con un figlio di nove anni,
Tony, a carico.
Già alquanto contrariata per l’imprevisto, Guia diventa ancor
più furiosa quando il fidanzato Marco (Pietro Sermonti), che passa le ore
lavorative ed il tempo libero a cercare di frodare il fisco e ad aiutare gli
altri, persino ecclesiastici, a farlo, la chiama per dirle che a causa di un
imprevisto lavorativo la raggiungerà soltanto l’indomani.
Non
trovando nessun cibo in casa (Pino non cucina più da quando si è scottando,
spaventandosi a morte), non sapendo cosa dire allo strambo cugino, dopo aver
fatto un breve colloquio con il notaio (Dino Abbrescia), si reca nella piazza
del paese, dove trova due bar uno accanto all’altro, quello più tradizionale
gestito da Delfo (Sergio Rubini), fratello di Mara (Sabrina Impacciatore),
simpatica bancaria in cerca del principe azzurro, e quello più alla moda da Felice
(Emilio Solfrizzi). Qui fa amicizia con Renzo, non sapendo chi è, ed il
buonumore le torna, finché il mattino dopo, al risveglio, non viene gelata dal
saggio figlio di Renzo e dallo sgradito arrivo di Marco (la donna ha intuito
infatti che egli l’ha appena tradita).
Durante
la funzione Guya scopre che Pino vuol diventare prete e che spesso ci si
traveste andando in giro a chiedere alla gente se vuole confessarsi, sposarsi,
ricevere l’estrema unzione. Non sapendo come fare a gestirlo, grazie all’aiuto
a distanza dell’ancor più giovane assistente Carola (Giulia Michelini), lo
affida ad una casa famiglia e se ne torna a Milano, non prima di aver
sgarbatamente intimato a Renzo di sloggiare al più presto, perché vuole vendere
al più presto.
Il
suo amato lavoro in redazione, però, viene presto nuovamente interrotto da
un’imprevista e sgradita telefonata della direttrice della casa famiglia che le
ordina di tornare al paese per cercare il cugino scappato dalla struttura,
altrimenti la denuncerà. Furiosa, anche per l’indisposizione verso questo fatto
della sua capa, prende un altro volo. Arrivata alla masseria vi trova il cugino
e, iniziando a capire il suo disagio, decide di restare un altro po’ con lui,
gestendo la difficile settimana della moda a distanza, anche grazie all’arrivo
della sua assistente Carola, che la trova, stupendosene molto, decisamente
cambiata. In quei giorni, infatti, grazie a Pino, Renzo e a Oderzo (Nino
Frassica), altro fattore, inizia a capire la vera natura della vita in
campagna, con la fatica, i sacrifici, le difficoltà, ma anche le gratificazioni
che essa comporta.
Così,
da stronza cinica e snob, in poco
tempo diventa più umile ed aperta alle diversità, si avvicina agli animali, dei
quali aveva schifo e paura, e a Renzo, non più con disprezzo, ma con curiosità,
ed interesse.
Anche
Carola, stando in quel posto così bello, cambia, ritrovando se stessa ed un po’
di pace, grazie a Pino, sostenitore de “la vita vera è meglio”, l’unico a cui
confida la verità sul suo fidanzato, e a Delfo, che la fa star bene. Ed arriva
così la data fatidica della partenza, perché le due bellissime milanesi devono
assistere alle sfilate. Tutti i cuori sono così infranti: quello della povera
Mara, che vorrebbe partir con loro, stufa della sua monotona vita e delle
solite conoscenze, suo fratello, che non ha osato dichiararsi ad una donna
tanto più giovane di lui, Renzo, convinto che Guia stia per sposare Marco e
deluso anche dalla veterinaria Anita, con cui ogni tanto si vedeva, non sapendo
che fosse maritata con figlia e Guia, che crede Anita e Renzo davvero
innamorati.
Ricomincia
così per tutti, con un bel po’ di amaro in bocca, la solita vita. Almeno
apparentemente. Perché certi incontri, anche se brevi, con persone speciali, ti
restano dentro, e puoi combatterne il ricordo, ma quello non se ne va. Così,
con una pazza idea improvvisa Guia, che nel frattempo aveva lasciato Marco,
scoperto di non amarlo, e di non essere amata, abbandona con una scusa
improvvisata la conferenza stampa in atto e, dopo aver scelto tre meravigliosi
abiti di Valentino (uno è per Mara), corre all’aeroporto con Carola, per andare
alla festa del paese, cui tutti i loro nuovi amici tengono così tanto,
considerandola quasi magica. E davvero suggestiva è l’atmosfera che si trovano
davanti al loro arrivo: la piazza della chiesa piena di persone che ballano a
coppie la tarantella suonata da un’allegra orchestrina, tra le festose luci che
animano il buio della sera. Grazie alle bende sugli occhi degli uomini, viene preparata
una bellissima sorpresa per due persone, con un rapido scambio di ballerina.
Solo Guia resta sola, così va alla masseria e, come immaginato, vi trova Renzo:
non servono parole, spiegano tutto gli sguardi e la lanterna accesa con il
desiderio scritto dentro. Ed ora siamo proprio giunti alla conclusione del
racconto.
Il
film, che, grazie anche al cast stellare, ha ottenuto un premio ai Nastri
d’Argento ed una candidatura ai David di Donatello, insegna e fa riflettere (tutto ha un prezzo, ma la dignità non è in
vendita, conosci davvero le persone
che conosci da sempre?), facendo divertire tanto, non solo con qualche gag
visiva, ma soprattutto per certi dialoghi quasi surreali. Il suo punto debole, però,
è proprio il finale, seppur lieto: più originale e plausibile di quello
tradizionale ed ovvio che ci si aspetterebbe, ma comunque non del tutto
efficace per una storia che si era snodata coerentemente fino a quel punto.