Da piccoli, quando ci raccontavano dei due bimbi svegliati nel cuore della notte e abbandonati dal padre nel bosco, catturati da una strega cattiva che li vuole mangiare, non ci siamo mai preoccupati di sapere come sarebbero diventati da grandi, perché, nella nostra ingenuità, ci bastava sapere che si erano salvati uccidendo la strega, dando un lieto fine alla loro storia. Ma la vita è sempre dura, come dimostra Hansel e Gretel cacciatori di streghe (Witch Hunters, 2013) del norvegese Tommy Wirkola. I due fratelli, interpretati da Geremy Renner (Untitled Steve McQueen Biopic) e Gemma Arterton (Tamara Drewe, Scontro tra titani, Men in black 3), infatti, memori di quell'episodio, ricordato nel prologo, che cambiò la loro vita, girano il mondo cercando di salvare le città dalle streghe che le infestano, come succede nella loro missione ad Augsburg, villaggio del XVII secolo da cui sono scomparsi undici bambini. Molto più simili ai supereroi dei fumetti e degli action - movie, da cui il film prende spunto, che non a quelli delle fiabe, Hansel e Gretel, avventurieri - poliziotti - giustizieri che agiscono anche per soldi e per vendetta, combattendo il male non sempre sono accettati e soffriranno affrontando nuovamente il loro passato, di cui scoprono inaspettate verità. Troppo divertente per essere un horror, è ricco di effetti special e di dettagli anacronistici e dissonanti (gli abiti e le armi dei due fratelli, il diabete di Hansel) e tratta vari temi (amore, sacrificio, amicizia, schiavitù, diversità, astrologia). Il bosco in cui si svolge la caccia alle streghe, che ricorda quella dei vampiri nella saga di Twilight, è legato alla metafora del labirinto (le tentazioni, come nella casa di zucchero, il cui forno ricorda i forni crematori), n cui ci si può perdere, come nella magia, se si sceglie quella nera (male/corruzione/cannibalismo) e non quella bianca (bene/purezza/innocenza). Appartenente al genere fantasy, certamente il film non raggiunge l'ottimo livello delle saghe di Harry Potter, Il Signore degli anelli e Le cronache di Narnia. Da questo confuso e banale calderone, infatti, mancante di trama e ricco di approssimazioni, scelte stranianti e poco comprensibili, gratuità (la violenza ed il lessico sporco), stilizzazione (dei personaggi e degli ambienti) e psicologia spicciola si salvano solamente l'ottima resa del tridimensionale, gli splendidi titoli di testa e di coda e la suggestiva fotografia. Altri film, più riusciti, tratti dalle fiabe, sono Biancaneve e il cacciatore (2012) di Rupet Sanders (90 Church, The Juliet), Cappuccetto Rosso Sangue (2011) di Catherine Hardwick (Diamond, Hamlet, Twilight) e la serie televisiva Once upon a time. Il grande e potente Oz (2013) di Sam Raimi (Spider - man, Halloween vol. 1, The gift) non riesce a superare, invece, i mediocri livelli di Hansel e Gretel cacciatori di streghe. Altri film che narrano il rapporto tra fratelli sono Mio fratello è figlio unico (2007) di Daniele lucchetti (La nostra vita, I piccoli mostri, Anni felici), Gente comune (1980) di Robert Redford (Leoni per agnelli, Spy game, L'uomo che sussurrava ai cavalli) e Il silenzio (1963) di Ingmar Bergman. Varie le citazioni: Matrix (1999) di Lana e Andy Wachowski, Django Unchained (2013) di Quentin Tarantino (Pulp fiction, Grindhouse - A prova di morte, Kill bill), Il settimo sigillo (la donna condannata al rogo perché creduta una strega), le Crociate (la benedizione delle armi, Dracula (Gretel assomiglia a mina), Gulliver (i trolls) e La nave fantasma (la rete di ferro usata come trappola per le streghe). Se si fosse badato ad un approfondimento dei contenuti ed alla potenziale ricchezza della storia invece che ad accontentare un certo sostanzioso target di pubblico, il film ne avrebbe certamente giovato.
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