venerdì 18 gennaio 2019

La sesta grande avventura di Agatha

Londra, un sabato mattina di fine gennaio: Larry si sveglia a fatica per seguire una lezione al computer, sbadigliando senza interruzione. Un amico lo invita alla sua fantastica festa di compleanno in un locale esclusivo in centro a tema anni Settanta, dove balla fischiettando allegramente, facendo scorta di stuzzichini. Uno splendore di ragazza gli si avvicina e Larry balbetta per l'imbarazzo, finché non viene convocato per una pericolosissima missione.
La cugina Agatha, dopo aver consultato una montagna di libri e preso appunti, mentre il gatto Watson giocava rincorrendo un gomitolo di lana, si fa bella per andare a teatro con Mr Kent ma, raggiunta da Larry, si dirige rassegnata all'aeroporto, destinazione Isole Bermuda, per svolgere una delicata indagine per conto dell'australiano proprietario di una grande catena di fish and chips, oltre che di una flotta di pescherecci, un pezzo grosso che vuole mantenere la massima segretezza sull'incarico, che incontra l'indomani nella sua sontuosa villa. 
Stanchi e assonnati i cugini atterrano a Grande Bermuda, accolti dalle energiche manate sulla schiena dell'entusiasta zio, dalla corporatura atletica, la pelle abbronzata ed il volto sorridente, il ritratto della salute, per la vita all'aria aperta e la costante attività fisica, che li porta al suo acquario. Larry è meravigliato, e preoccupato per il tesoro rubato e sproloquia su strampalate teorie di complotto, rapimenti alieni e fenomeni paranormali avvenuti in quello strano luogo.
Dopo un sonno ristoratore ed una deliziosa colazione si recano all'appuntamento con l'appassionato del recupero di antichi relitti e del loro carico prezioso, per parlare della ricerca di Aalcazar, il galeone spagnolo che al tempo dei conquistadores trasportava l'oro razziato in Messico, che aveva a bordo un prezioso calendario maya, un reperto dal valore inestimabile, scomparso durante una brutta tempesta dopo che era stato recuperato. Ma è caduto in mare o è stato rubato? Si sospetta del capitano e dell'equipaggio della nave. Larry è irrequieto, sconsolato, e brontola, mentre il mondo silenzioso della barriera corallina si spalanca sotto di loro, Ed arriva il momento di conoscere ed interrogare il capitano, un individuo alto e robusto che grugnisce diffidente, con la barba incolta e i capelli biondi raccolti, cioè l'aspetto di un vero lupo di mare!, che ruggisce con tono rabbioso per il suo lavoro infame. Dopodiché tocca alla sua ciurma: il possente nostromo dal cranio rasato e la pelle scura, dal cipiglio poco rassicurante e un machete dalla lama lucente assicurato alla cintura, il cambusiere dalla voce un po' strascicata, che sghignazza, con una vecchia fiaschetta e una pipa di legno scheggiata all'angolo della bocca, il giovane tecnico e le due belle sommozzatrici.  
Dopo la traversata sulla nave oceanografica è il momento di perlustrare la nave. Si inizia dalla stiva di poppa, da dove si possono ammirare i guizzi delle murene tra gli anfratti. Larry, che soffre il mal di mare, ha i brividi percorrendo gli stretti corridoi della stiva. Nel laboratorio acquatico, 
Dopo una breve perlustrazione, con Larry che, sospirando, brontola per la difficoltà del suo mestiere, e Watson che zampetta allegro, stuzzicato dallo scenario tutto nuovo, si fa la conta dei danni e Agatha si accorge di strane coincidenze, attribuite dall'equipaggio alla dea del mare della tradizione caraibica. Valutate attentamente le stranezze e la curiosa abbondanza di nuovi indizi, oltre alle contraddizioni nel racconto della notte del furto, si rifà la lista dei sospettati, tenendo conto che le apparenze ingannano e che la soluzione più probabile è sempre quella più semplice. Ricostruita tutta la storia, il piano ben congegnato e giunti all'esito strabiliante delle indagini, il capitano invita i nostri amici a cena sullo yatch, intonando con voce sguaiata vecchie canzoni marinare, tra le varie gustose pietanze..
Ed eccoci alla fine di Agatha Mistery - Il tesoro delle Bermuda: l'indomani, lo zio Conrad, pieno di risorse, costringe Larry a mettersi alla prova, ad affrontare le sue paure come un vero uomo, con forza e coraggio, e con orgoglio, il giovane ritrova un po' di rilassante spavalderia, che gli fa dimenticare la paura di una bocciatura! 

sabato 5 gennaio 2019

Benvenuta Befana!


Venite, angioli santi,
e venite suonando;
venite tutti quanti,
Gesù Cristo laudando
e la gloria cantando
con dolce melodia.
Ecco ‘l Messia.
Pastor, pien di ventura 
che state qui a vegghiare
,
non abbiate paura:
sentite voi cantare?
Correte ad adorare
Gesù con mente pia.
Ecco ‘l Messia.
Vo ‘l troverete nato
tra ‘l bue e l’asinello,
in vil panni fasciato
e già non ha mantello:
ginocchiatevi a quello
ed a santa Maria.
Ecco ‘l Messia.
E’ Magi son venuti,
da la stella guidati,
coi lor ricchi tributi,
in terra ginocchiati
e molto consolati,
adorando il Messia,
e la Madre Maria.
(Adoriamo il Messia, Angiolo Silvio Novaro)


Pastorelli, pastorelli,
con in braccio la cornamusa
e gioia sul viso diffusa,
dove andate così snelli?
Udiste forse qualche nuova
che il cuore vi muova?
E voi Re Magi dalla rossa sella
che camminate dietro la stella,
portando un sacco di doni,
e parete così buoni
con la barba e l’occhio mite,
chi cercate? Dite, dite,
e i tesori a chi li offrite?
Oh, se andate a Betlemme
con quel corteo di gemme
deh, pigliatemi con voi!
Ch’io lo veda il fanciullino
fasciato nel pannolino,
tra l’asino e il bue suoi,
che gli fiatano vicino!
(Epifania, Angiolo Silvio Novaro)




Una luce vermiglia
risplende ne la pia notte
e si spande via
per miglia e miglia.
“O nova meraviglia!
O fiore di Maria!”.
Passa la melodia
e la terra s’ingiglia.
Cantano, tra il fischiare del vento
per le forre,
i biondi angeli in coro:
ed ecco Baldassarre
e Gaspare e Melchiorre
con mirra, incenso e oro.
(I Re Magi, Gabriele D'Annunzio)



I tre santi Re Magi d’Oriente
chiedevano sostando a ogni città:
“Oh bimbe, oh donne, ci sapreste dire
la strada per Betlemme dove va?”
Nè giovani nè vecchi lo sapevano
ed essi riprendevano il cammino
ma una cometa dalla chioma d’oro
or li guidava come un lumicino.
La stella sulla casa di Giuseppe
ristette e i santi tre Re Magi entrar;
muggiva il bove, gridava il bambino,
ed i Re Magi presero a cantar.
(Guido Gozzano)



Discesi dal lettino
son là presso il camino,
grandi occhi estasiati,
i bimbi affaccendati
a metter la calzetta
che invita la vecchietta
a portar chicche e doni
per tutti i bimbi buoni.
Ognun chiudendo gli ochi,
sogna dolci e balocchi;
e Dori, il più piccino,
accosta il suo visino
alla grande vetrata
per veder la sfilata
dei Magi, su nel cielo,
nella notte di gelo.
Quelli passano intanto
nel lor gemmato manto,
e li guida una stella
nel cielo, la più bella.
Che visione incantata,
nella notte stellata!
E la vedono i bimbi,
come vedono i nimbi
agli Angeli festanti
ne’ lor candidi ammanti.
(La Befana, Guido Gozzano)



Buon 2019!

                                                   

Nella notte di Capodanno,
quando tutti a nanna vanno,
è in arrivo sul primo binario
un direttissimo straordinario,
composto di dodici vagoni
tutti carichi di doni…

Gennaio

Sul primo vagone, sola soletta, 
c'è una simpatica vecchietta.
Deve amar molto la pulizia
perché una scopa le fa compagnia…
Dalla sua gerla spunta il piedino
di una bambola o di un burattino.
-Ho tanti nipoti, - borbotta, -ma tanti!
E se volete sapere quanti,
contate tutte le calze di lana 
che aspettano il dono della Befana.

Febbraio

Secondo vagone, che confusione!
Carnevale fa il pazzerellone:
c'è Arlecchino, c'è Colombina,
c'è Pierrot con la sua damina,
e accanto alle maschere d'una volta
galoppano indiani a briglia sciolta,
sceriffi sparano caramelle,
astronauti lanciano stelle
filanti, e sognano a fumetti
come gli eroi dei loro giornaletti.

Marzo

Sul terzo vagone
viaggia la Primavera
col vento marzolino.
Gocce ridono e piangono
sui vetri del finestrino.
Una rondine svola,
profuma una viola…
Tutta roba per la campagna.
In città, fra il cemento,
profumano soltanto
i tubi di scappamento.

Aprile

Il quarto vagone è riservato
a un pasticcere rinomato
che prepara, per la Pasqua,
le uova di cioccolato.
Al posto del pulcino c'è la sorpresa.
Campane di zucchero
suoneranno a distesa. 

Maggio

Un carico giocondo
riempie ilquinto vagone:
tutti i fiori del mondo,
tutti i canti di Maggio…
Buon viaggio! Buon viaggio!

Giugno

Giugno, la falce in pugno!
ma sul sesto vagone io non vedo soltanto
le messi ricche e buone…
Vedo anche le pagelle:
un po' brutte, un po' belle,
un pò gulp,un po' squash!
Ah, che brutta invenzione,
amici miei,
quei cinque numeri prima del sei.

Luglio

Il settimo vagone
è tutto sole e mare:
affrettatevi a montare!
Non ci sono sedili ma ombrelloni.
Ci si tuffa dai finestrini
meglio che dai trampolini.
C'è tutto l'Adriatico,
c'è tutto il Tirreno:
non ci sono tutti i bambini…
ecco perché il vagone non è pieno.

Agosto

Sull'ottavo vagone ci sono le città:
saranno regalate 
a chi resta in città
tutta l'estate.
avrà le strade a sua disposizione:
correrà, svolterà, parcheggerà
da padrone.
a destra e a sinistra
sorpasserà se stesso…
Ma di sera sarà triste lo stesso.

Settembre

Osservate sul nono vagone
gli esami di riparazione.
Solenni, severi come becchini…
e se la pigliano con i bambini!
Perché, qualche volta, per cambiare, 
non sono i grandi a riparare?

Ottobre

Sul decimo vagone
ci sono tanti banchi,
c'è una lavagna nera
e dei gessetti bianchi.
Dai vetri spalancati
il mondo intero può entrare:
è un ottimo maestro
per chi lo sa ascoltare.

Novembre

Sull'undicesimo vagone
'è un buon odore di castagne,
paesi grigi, grigie campagne
già rassegnate al primo nebbione,
e buoni libri da leggere a sera
dopo aver spento la televisione.

Dicembre

Ed ecco l'ultimo vagone,
è fatto tutto di panettone,
ha i cuscini di cedro candito
e le porte di torrone.
Appena in stazione sarà mangiato
di buon umore e di buon appetito.
mangeremo anche la panca
su cui siede a sonnecchiare
Babbo Natale con la sua barba bianca. 

(E' in arrivo un treno carico di.., Gianni Rodari)


L'anno vecchio se ne va, e mai più ritornerà,
io gli ho dato una valigia di capricci e impertinenze,
di lezioni fatte male, di bugie e disubbidienze,
e gli ho detto: "Porta via! Questa è tutta roba mia".
Anno nuovo, avanti avanti, 
ti fan festa tutti quanti,
tu la gioia e la salute porta ai cari genitori,
ai parenti ed agli amici rendi lieti tutti i cuori,
d'esser buono ti prometto, anno nuovo benedetto. 

(L'anno nuovo, Angiolo Silvio Novaro)




                                                                      Un augurio per
ogni sorriso che ti
farà star bene,
per ogni abbraccio
che ti scalderà il 
cuore, per ogni 
sogno
che vorrai 
realizzare.


Cosa posso dirvi per aiutarvi
a vivere meglio in questo anno?
Sorridetevi
gli un gli altri;
sorridete a vostra moglie,
a vostro marito,
ai vostri figli,
alle persone con le quali lavorate,
a chi vi comanda;
sorridetevi a vicenda;
questo vi aiuterà a crescere nell'amore,
perché il sorriso è il frutto dell'amore.

(Madre Teresa di Calcutta)


Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, rado, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l'ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l'italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all'astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l'offesa,a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo, 
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all'ultimo insulto che sia l'ultimo,
ai pareggi, alle ics sulla schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.

(Erri De Luca)