Era molto tempo che aspettavo di vedere questo film, presentato al Festival Internazionale del Cinema Fantastico di Bruxelles nel 2010 e vincitore, nel 2011, del Premio César per la Migliore Scenografia e così, quando, curiosando tra gli scaffali di una biblioteca, ho notato la sua esotica locandina assieme ad altre suggestive immagini, mi è sembrato di aver trovato un tesoro e, giunta a casa, ne ho assaporato avidamente ogni attimo. Perché Adèle e l'enigma del faraone (Les aventures extraordinaires d'Adèle Blanc-Sec) non è un film tradizionale, come tanti altri, essendo stato sceneggiato e diretto dal grande Luc Besson (Nikita, Lèon, Il Quinto Elemento, Giovanna d'Arco).
Ha un ritmo molto veloce, quasi fosse il meccanismo degli ingranaggi dello stesso montaggio cinematografico, cui all'inizio si fatica a stare dietro.
In parte commentato da un malizioso narratore (Bernard Lanneau, Marco Mete), presenta vari e singolari personaggi, quelli negativi volutamente stereotipati, a far non solo da contorno, ma anche da aiuto o impedimento al difficile percorso, anche interiore, dell'indiscussa protagonista, la bella, tenace e colta venticinquenne Adèle (Louise Bourgoin, La fille de Monaco), che agisce perseguendo un unico, importantissimo scopo, guidata da due forti sentimenti: l'amore e il senso di colpa. Questa fantastica pellicola, infatti, sembra una commedia divertente e leggera, ma è una profonda riflessione sulla tematica della giustizia, del sacrificio, dei legami familiari, del rapporto vita-morte. Ambientata tra scorci egiziani e parigini, così diversi eppure così simili nella loro grandiosità, esalta l'arte e la scienza, entrambe opere dell'uomo e allo stesso uomo utili.
La perfezione sta nella sapiente alternanza di battute e dolcezza, di avventure e lirismo, di azione e di dialoghi, a tratti paradossali. E tra storia e magia, passato e futuro si arriva, sorpresa dopo sorpresa, all'inaspettato seppur non inadeguato finale, che rende ancor più compatta la ricchezza del film, tratto dall'omonima serie a fumetti ideata nel 1976 da Jacques Tardi, soggettista, e dona maggior equilibrio alla morale e agli stratificati contenuti, incorniciati dalla colonna sonora di quarantanove brani composta da Eric Serra, Catherine Linger e Françoise Kohn.
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