sabato 31 agosto 2024

Alla ricerca di Nemo

Se avete visto (e rivisto!) Alla ricerca di Nemo (Finding Nemo, USA, 2003) di Andrew Stanton (WALL-E, Alla ricerca di Dory, A Bug's Life-Megaminimondo) non potrete non apprezzare l'omonima cine-story della Disney-Pixar, pubblicata nella Serie Oro dalla Panini Comics nel Novembre 2016, che ripercorre scena per scena, con bellissimi disegni colorati, ogni singolo momento della storia narrata nel cartone animato vincitore del premio Oscar. 
Nel caso non l'aveste mai visto, vi godrete una storia bellissima, molto educativa per i piccoli, ma anche per gli adulti. Perché in essa si parla di amore (quello di Marlin e Coral per i loro piccoli), di amicizia (tra Marlin e Dory, tra Nemo ed i compagni di scuola e tra loro ed altre creature dell'oceano, tra Nemo ed i peci dell'acquario del sub-dentista) e del difficile rapporto genitori-figli. Il pesce pagliaccio Marlin, infatti, dopo aver perso la moglie Coral e quasi tutta la cucciolata per colpa di un altro pesce, rimasto solo con il piccolo Nemo, nato con una pinna atrofizzata, è troppo apprensivo e lo soffoca. Nemo, desideroso di nuove avventure e di scoprire il vasto e magico mondo dell'oceano che lo circonda, vorrebbe, infatti, più indipendenza, ma il padre con il suo atteggiamento ne limita la libertà e la felicità. 
Le sue paure, però, non sono infondate, dal momento che il figlio, in un attimo di distrazione del maestro, si allontana troppo dalla scuola e viene catturato da un sub. Marlin, disperato per aver ormai perso tutto, riuscirà a superare tutti i suoi timori per affrontare con tenacia e coraggio un lunghissimo e pericoloso viaggio, tra luci ed ombre reali e metaforiche, alla ricerca dell'amato figlio. Durante questo percorso incontrerà esemplari di diverse specie, pacifici e meno, di cui scoprirà la stupenda unicità, tutti ben delineati, pur essendo personaggi minori, nella loro psicologia. E oltre a piangere si ride, tanto, tra brutte barzellette, siparietti comici e dialoghi surreali. 
Trattandosi di un cartone animato, naturalmente il lieto fine è assicurato, ma la storia è molto commovente e fa riflettere, sulle buone intenzioni che non si riescono a rispettare (i tre squali amici dei pesci), sull'alzheimer (Dory spesso non si ricorda le cose e per questo è triste e soffre, faticando a tenersi gli amici), sulla disabilità fisica (la pinna atrofizzata di Nemo) che crea barriere e diversità che però con pazienza e affetto si possono superare, insistendo sul fatto che, nonostante il male ed il dolore non si possano purtroppo estirpare dalla propria vita (la crudeltà simboleggiata da Darla, la pestifera nipotina del dentista, la prigionia della quale è segno l'acquario), essa è comunque meravigliosa e degna di essere vissuta.

venerdì 30 agosto 2024

Intrigo a Malta

Come ci sentiremmo se, come Chloe Day (Nathalie Kelley), la bella protagonista di Intrigo a Malta (To catch a spy, USA, Canada, Malta, 2021) di Jeff Beesley (Baci di neve, Natale e altri desideri, Un bacio prima di Natale), scrittrice di viaggio, appena tornate dall'Islanda dovessimo subito ripartire, con destinazione Malta, per di più con il nostro ex Tom McBride (Davy Eduard King), editore, diventato il nostro capo? Per fortuna ad accompagnarci ci sarebbero anche la fotografa Sara Webb (Patti Murin) e l'informatico Patrick Scheaffer (Jonathan Dunn). 
E come ci sentiremmo se, sempre come Chloe, la notte dell'arrivo nell'hotel da recensire, gestito dal nostro amico Elias Lentini (Sean Buhagiar), sentissimo nei condotti d'areazione delle urla e poi un tonfo, seguito da un corpo che vola giù dal piano sopra al nostro? E se, a peggiorare le cose, l'indomani scoprissimo che il nostro amico, che doveva farci da guida, è sparito improvvisamente, proprio come il cadavere atterrato nel cortile  interno, e la polizia del luogo non ci credesse, come lo staff dell'albergo?
Per fortuna in nostro aiuto arriverebbe l'affascinante Aaron Maxwell (Colin Donnell), agente dell'FBI ospite dello stesso albergo, arrivato a Malta con un suo giovane collega per collaborare alle indagini nel caso di un furto all'ambasciata americana avvenuto un mese prima!
Come avrete capito, dopo i film romantici i gialli a tinte non troppo forti sono i miei preferiti e se un film, come questo, unisce i due generi, è ancora meglio!
Ad arricchire il tutto, la buona costruzione della pellicola, basata sulla sceneggiatura di Rick Garman e prodotta da Leif Films e Tetrad Productions, tra colpi di scena, salvataggi all'ultimo minuto, false identità, assassinii, inseguimenti ad alta velocità in paesaggi fantastici, tentati investimenti, ricatti, minacce, agenti sotto copertura, informazioni top secret, spie, ladri internazionali e tunnel sotterranei segreti. SEnza dimenticare la fotografia di Russ Gooze e le musiche di Christopher Guglick.
Per Chloe, sicuramente un viaggio ben diverso da tutti gli altri!
Risolto il mistero e venuta finalmente a galla la verità, rimane l'amaro in bocca per il fatto che a volte siamo sicuri di conoscere davvero a fondo chi ci sta vicino ma non è così...

giovedì 29 agosto 2024

La ricetta del delitto perfetto

Per chi ama la cucina e, naturalmente, i thriller, La ricetta del delitto perfetto (Francia, 2023) di Chloé Micout (Je suis "Mademoiselle", Mon coeur, Hope), tratto dal romanzo Petits meurtres à l'étouffée di Noel Balen e Vanessa Barrot, sceneggiato da Isabelle Polin e Frederic J. Lazet, è il film perfetto. Non solo è un puzzle con i pezzi meravigliosamente incastrati, non solo è interessante ed equilibrato tra suspense e momenti di normale tranquillità quotidiana, ma è anche molto moderno, sia nello stile che nei contenuti, che alternano vicende personali a problemi universali. La pellicola, prodotta da GMT  e distribuita da France 2, insiste, infatti, sul mondo dei social, dal momento che la protagonista, Laure Grenadier (Cécile Bois), ex chef stellata di Lione, da due anni è una food blogger e critica gastronomica con milioni di followers. 
Tratta, inoltre, di temi attuali come la violenza domestica, il rapporto educativo genitori e figli (se i ragazzi sbagliano è colpa loro o della madre e del padre?), e il rispetto per l'ambiente (Jerome Grenadier combatte gli sprechi alimentari, un suo fornitore vuole creare un marchio biologico) e gli animali (Amandine, la figlia adolescente di Laure, ed i suoi amici sono vegetariani e protestano contro gli "assassini" che consumano carne fino a farsi arrestare). Lo stile è molto suggestivo, come le musiche di Nicolas Jorelle e l'ambientazione, tra ristoranti di lusso, aziende agricole, mercato e strade e colline di Lione, con un continuo passaggio tra luce, buio e penombra, e tra esterni, interni ed esterni visti da interni, con i vetri che diventano metafora dei dubbi che separano Laure, il suo ex compagno Nicolas (Charlie Dupont), commissario di polizia, ed il suo nuovo giovane vice parigino Baptiste Toussaint (Antoine Férey), fan di Laure, dalla verità sull'omicidio di Jerome Grenadier (Bernard Le Coq), zio della donna ed in seguito di due suoi colleghi ed amici.
Tra false piste, vicoli ciechi, passaggi segreti sotterranei, ricordi, vendette e riavvicinamenti, scomparse improvvise e brutali aggressioni, si arriva all'amaro lieto fine, che porta alla luce sconvolgenti verità su persone insospettabili vicine ai protagonisti.
La storia è avvincente, il ritmo abbastanza rapido, la psicologia dei personaggi, anche minori, ben delineata, la vicenda coerente e realistica e la fotografia di Guillaume Quoilin spettacolare. Le tinte non sono troppo forti, ma la tensione tiene comunque accesa la curiosità, facendo fare ipotesi sui moventi e sugli assassini anche agli ignari spettatori. Forse ai romantici e ai sognatori non piacerà, perché l'amore ne esce pateticamente distrutto, come il valore ed il senso del matrimonio, tra abbandoni, crisi di mezza età, tradimenti, sperpero di patrimoni altrui, gelosia, sacrifici, incontri su internet e desiderio di non avere figli. Quello che, invece, ne esce vincente, è l'amicizia, dal momento che é Olivier (Denis Maréchal), compagno d'infanzia di Laure e padrino della figlia, che la ascolta e la consola dopo l'abbandono, il lutto e le litigate con la ribelle Amandine (Victoria Eber), senza doppi fini ed è lui che festeggerà il suo successo come informatrice nella sua strana indagine sotto copertura nella quale, esperta conoscitrice del mondo dell'alta cucina, diventa essenziale collaboratrice di Nicolas e Baptiste. 

mercoledì 28 agosto 2024

La migliore avventura della mia vita

La migliore avventura della mia vita (Falling in love in Niagara, USA-Canada, 2024) di Marita Grabiak (Un principe su misura, Un amore scolpito nel ghiaccio, Yellowstone Romance) è un film delicato e romantico che insegna a non accontentarsi in amore, perché è importante avere al proprio fianco la persona giusta, quella che ci fa star bene e ci ama per davvero. Perché, forse, troppo presi dalle nostre convinzioni e dai nostri desideri, ci illudiamo di conoscere a fondo la persona di cui siamo innamorati, ma se invece non fosse così?
Madeline (Jocelyn Hudon), giovane donna pratica e dolce di San Francisco, a cinque settimane dalle nozze con Jason (Chris Violette), ad esempio, si alza felicissima e scattante, pronta a prenotare una luna di miele da sogno, mentre il fidanzato, incurante delle sue premurose attenzioni, la accusa di essere  noiosa e prevedibile, oltre che di avergli fatto perdere un lavoro importante, portandogli sfortuna. Madeline, troppo buona ed accecata dall'affetto, non capisce che non è lei ad essere pedante, nonostante esageri a pianificare tutto, ma lui un egoista, insensibile e sbruffone, un saccente, pignolo maschilista  che non capisce cosa è importante per lei e quanto il trauma infantile subito l'abbia segnata. 
Disperata per essere stata lasciata, a fatica viene consolata dalla saggia sorella Harley (Masa Lizdek), che ha sempre detestato Jason, e la costringe a partire con lei per la "luna di sorelle", dato che Madeline non può disdire la prenotazione dell'albergo e delle attività programmate alle Cascate del Niagara, viaggio a cui tiene tantissimo, dal momento che desidera ripercorrere le tappe del romantico viaggio di nozze dei nonni, con i quali le due ragazze sono cresciute.
Arrivate sul posto, però, le due donne incontrano problemi all'hotel e, superati quelli, all'agenzia di viaggi, in quanto Madeline e Mike (Dan Jeannotte), la loro guida, si scontrano subito, apparentemente così diversi ed entrambi profondamente feriti da una persona dell'altro sesso. Per fortuna la più matura Harley e l'equilibrata Emily (Jinesea Bianca Lewis), socia e migliore amica di Mike, li fanno ragionare e, dopo varie accuse, pregiudizi, imprevisti, equivoci e litigate, i due, finalmente chiaritisi e pronti a rispettarsi e a conoscersi meglio, decidono di cambiare il tour, rendendolo più libero da impegni e più avventuroso, per cercare di far divertire Madeline e farle superare le sue paure, mentre Harley, fotografa, viene assunta da un amico del fratello di Emily, giunto sul posto per sposare la dolce fidanzata.
Con pacatezza Mike farà capire a Madeline che non deve diventare più coraggiosa per far colpo sul suo ex, ma per stare meglio con se stessa, provare nuove sensazioni, rilassarsi e vivere con più serenità.
In una settimana possono cambiare tante cose, perché l'imprevedibilità fa parte dell'esistenza, così Mike e Madeline, come Harley e Kigan (Bert Cardozo), il fratello di Emily, questi ultimi usciti da un matrimonio sbagliato, riapriranno il loro cuore, trovando anche nuovi amici, oltre alla forza di dedicarsi ancora alle proprie passioni. E la spontaneità vincerà sulla falsità, facendo cadere le maschere e mostrando le persone per quello che veramente sono. 
Questo film, nonostante la sua apparente leggerezza, fa riflettere su molti aspetti importanti  della vita e sui valori più profondi. Lo consiglio sia a chi si vuol commuovere, sia a chi si vuol divertire, oltre a chi ama i paesaggi mozzafiato. Anche in questa pellicola, infatti, la natura è parte preponderante ed ha un ruolo preciso di rinascita, come l'arte, e fondamentale nello sviluppo dell'interessante e tenera storia. 

martedì 27 agosto 2024

Una settimana sorprendente

Una settimana sorprendente (As Luck Would Have it, Irlanda 2021) di Clare Niederpruem (Little women, Mythica, Vamp U), ambientato in un'affascinante cittadina irlandese, Kilabbey, è uno dei film romantici che mi ha catturata di più, rapendomi con le sue atmosfere suggestive, quasi magiche e con la bellezza della fotografia, sia degli interni che degli esterni, merito della superlativa direzione della fotografia di Peter Robertson. 
Oltre che sull'amore la pellicola, basata sulla sceneggiatura di Audrey Shulman e Christine Conradt, è incentrata sull'importanza dell'amicizia, del conoscere davvero se stessi, le proprie origini ed i luoghi che si visitano, oltre che di conservare e valorizzare la loro storia e la loro unicità. Inoltre in essa si insiste sul coraggio di rimettersi in gioco e di inseguire i propri sogni, anche dando una drastica svolta alla propria vita. Lindsey (JoAnna Garcia Swisher), attraente single di New York, infatti, giunta a Kilabbey per lavoro, fermatasi più del previsto, scopre di non volersi più accontentare del proprio lavoro e Brennan (Allen Leech), rimasto solo dopo una storia non andata a buon fine, si rifugia nel pub di famiglia ad aiutare i suoi genitori, producendo solo in versione limitata il suo ottimo whisky. Lui le insegnerà l'importanza della presenza, di restare, di far parte di, senza struggersi nel vano tentativo di raggiungere la perfezione, ma conservando nel proprio cuore lo spirito del luogo in cui si è stati. Lei, di contro, lo spingerà a trovare il coraggio di inseguire i propri sogni e ad accettare, come gli consiglia anche il saggio Alroy (Niall Buggy), capo del consiglio comunale di cui Brennan fa parte, il cambiamento, il fatto che il nuovo si unisca al vecchio, per una necessaria rinascita.
La dialettica sta nella differenza tra fare ricerche e conoscere davvero, i luoghi, la storia, le persone, tra la solitudine e l'inclusione, tra l'individuo e la comunità, tra il ritiro e la partecipazione, tra la città e la campagna, tra una carriera di successo ed il divertimento, tra la fretta ed il rilassante tempo libero. 
Tutto questo accade durante la rutilante settimana dell'annuale Festival dei single, che attira turisti da tutto il mondo, per Lindsey inizialmente soltanto un'occasione per far colpo sugli organizzatori, che dovrà convincere a vendere il cadente castello cittadino alla società immobiliare per la quale lavora, per farlo diventare un meraviglioso hotel.
La bellezza del film, ben costruito, non sta solo nei paesaggi mozzafiato e negli interni da favola, ma anche nel vorticoso movimento che coinvolge tutti i sensi dello spettatore, tra cucina, musica, danze, sport, e nuove sensazioni, che porta alla sorprendente scoperta finale. 

domenica 25 agosto 2024

Una sconosciuta

Una sconosciuta (2021) di Fabrizio Guarducci (Mare di grano, Anemos - Il vento, Two Days), tratto dall'omonimo libro, scritto dal regista, ed ispirato ad una persona realmente esistita, è stato uno dei primi film che mi ha fatto ritornare il desiderio di scrivere recensioni, di sicuro quello che ne ha acceso più fortemente il bisogno, la necessità, oltre alla voglia. E ha risvegliato in me anche il gusto per i film impegnati, per i drammi intensi, dopo un periodo in cui, segnata dalle troppe notizie negative in arrivo dal mondo, preferivo la leggerezza.
La triste storia personale di Daniele (Sebastiano Somma), abbandonato da Beatrice (Sandra Ceccarelli) dopo la perdita prematura della figlia, per la quale si sente in colpa, e la chiusura del suo bar, da lui gestito assieme al buon Elpide (Andrea Muzzi), il personaggio più simpatico, e quasi comico, a partire dal nome, della pellicola, dopo la grave epidemia che ha colpito la cittadina, diventa universale, uno spunto per riflettere a fondo su tematiche profonde quali l'essenza dell'uomo ed il senso della sua vita. L'epidemia, infatti, ha costretto le persone a rifugiarsi nelle proprie case, smettendo di incontrarsi e persino di parlare, mettendole di fronte alla loro miseria, alla loro piccolezza, come nudi davanti allo specchio, consci della desolazione e dell'aridità della propria anima, delle proprie paure più recondite e debolezze. E il protagonista, primo fra i suoi concittadini, abitanti di un borgo prima meraviglioso ed ora triste e abbandonato, col tempo capisce che la vita è emozione, confronto con gli altri, dei quali bisogna avere cura, stupore per la bellezza che ci sta intorno ovunque, che per rinascere dopo un drammatico periodo è necessario ripartire dal passato, dalle proprie passioni, dalla vera natura e dalle personali inclinazioni, da ciò che siamo veramente, da ciò che è più importante per noi, ascoltando la voce del proprio cuore, percependo le sensazioni, essendo presenti. Questa è la ricetta utile nei momenti di difficoltà e per liberarci dei falsi amici, del pessimo giornalismo che punta solo agli scoop sensazionali e non alla verità, della malattia, del grave problema dell'incomunicabilità, dell'avidità, e persino della morte. Ad aiutare Daniele ed i vecchi clienti del suo bar nel parco, giovani innamorati, anziani soli, nel loro faticoso e buio cammino interiore arriva improvvisamente una misteriosa donna, giovane e silenziosa (Desirée Noferini), che, giorno dopo giorno, sedendo al solito tavolino alla stessa ora sorseggiando un tè legge beata un libro, apparentemente incurante di ciò che accade intorno. La sua strana presenza e la sua particolare abitudine fanno innamorare il caro Elpide, onorato di poterla servire ogni volta ed ha il potere di attirare nuovamente clienti, curiosi per la novità. Incoraggiati dal tenero sorriso della donna e dal suo sguardo pieno di partecipazione, a turno essi si confidano con lei, che si limita ad ascoltarli con attenzione e sensibilità, donando ai loro cuori feriti nuova pace e serenità, spingendoli al cambiamento che potrà migliorare la loro condizione. La sconosciuta, vera protagonista del film, giustamente pluripremiato, arricchito da colte citazioni e dalle musiche di Pino Donaggio (Sissi, Don Matteo, Un passo dal cielo), gli dona un'aurea religiosa, lo lascia sospeso tra realtà e irrealtà, tra sogno e verità, sino al lieto fine, seppur amaro. La donna, infatti, portatrice di grazia e speranza, potrebbe essere un'incarnazione della Vergine (pura, bella, dolce, la rosa donatale) o della figlia di Daniele ("mi sembrava di conoscerla") o un angelo. Il suo libro, inoltre, è la metafora della contrapposizione tra destino e libero arbitrio. 
E un piccolo miracolo l'ha compiuto anche con me, perché questo film pieno di patos, con straordinari interpreti, personaggi ben delineati, dialoghi pregnanti e silenzi ancor più potenti, oltre un ritmo che ho sentito dentro, ha lasciato un segno e molti valori, oltre ad una sentita gratitudine.